Sanzioni nocive e il mito della minaccia iraniana

Che la questione nucleare iraniana non costituisse una minaccia per nessun paese occidentale, era chiaro sin dall’inizio a chi è in buona fede.
Era, tanto per cambiare, un argomento strumentale (oltre che indotto da Israele, l’unico paese che invece una minaccia poteva teoricamente percepirla, a torto o a ragione), in un momento storico in cui veniva spacciato come necessario il fare “fronte comune” contro l’Asse del Male, quello che include(va) anche Siria e Iran. Le minacce, come ben si nota, sono altre, e sono minacce – queste sì – per l’uno e per “l’altro” mondo (quello musulmano tutto e quello musulmano sciita, quindi iraniano).Sarebbe quindi opportuno – perlomeno – porsi un dubbio.
Tutti ci girano intorno, ma nessuno, proprio nessuno che avanzi l’ipotesi che magari – e dico magari – se gli Usa (e l’ue di riflesso, in riferimento a quelle sul greggio e sul nucleare) invece che rafforzare (pochi giorni fa) rimuovessero le sanzioni all’Iran, forse avremmo un altro alleato in una guerra che è e deve essere culturale e non ulteriormente settaria. Le sanzioni costavano all’Iran, nel 2012, 100 milioni di dollari al giorno. Oggi, con la rimozione di alcune di esse, un po’ meno ma parliamo sempre di cifre enormi. In un anno, 2012-2013, si sono persi 33 miliardi di introiti, che chiaramente hanno avuto effetti devastanti sull’economia e quindi sulla popolazione.

Non è che magari – e ripeto magari – se queste sanzioni venissero meno l’Iran stesso, nell’ambito di un processo di collaborazione e di mutua responsabilizzazione, potrebbe destinare più risorse alla guerra contro il terrorismo takfirita (che ha sempre combattuto, a differenza di altri), che punta all’iran sciita-eretico dalla notte dei tempi, evitandoci così l’incombenza di dover finanziare per l’ennesima volta attori diversi, con il rischio non solo di attirare ulteriori minacce ma anche di spianare la strada a futuri problemini di organizzazione statuale e di convivenza, visti i precedenti di paladini del bene finanziati in funzione di nemici supremi e che poi si sono trasformati in paladini del male?

O esiste ancora la fantasia, propagandata dai sauditi e dai loro media in lingua inglese, sull’Iran che punta a creare una sorta Califfato sciita – una riedizione di quello Fatimide, nn so – o che vuole conquistare il Levante, la Penisola e l’Asia centrale con la spada, non potendo fare affidamento sulla demiografia? O esiste ancora una persona convinta che allo stato attuale l’Iran possa minacciare e/o colpire Israele più di quanto non faccia già Israele con l’Iran (droni in perlustrazione, omicidi mirati di scienziati fino allo scorso anno, finanziamento fino al 2010 di grupi qaedisti che operavano contro il Balucistan iraniano), conscia della sua sostanziale invulnerabilità?

Esiste ancora qualcuno convinto che l’Iran punti alla conquista del Libano e della Siria attraverso Hezbollah (creato nell’82 dai pasdaran ma oggi con ampia autonomia decisionale), quando anche un bambino sa che Hezbollah ha oggi un’ala politica rilevante almeno quanto quella militare, con seggi in parlamento, con voti anche dai Cristiani, e che se volesse potrebbe conquistare il Paese dei Cedri con le armi in un pomeriggio scarso, e che se non lo fa forse tutto questo desiderio di espansione non esiste, mentre esiste quello sacrosanto (in un mondo settario) di preservazione, visto che tutti gli attentati dinamitardi a Beirut di cui da anni avete notizia sui media sono diretti contro gli sciiti-eretici ed Hezbollah?
Esiste ancora qualcuno convinto che sia possibile esportare valori, istituzioni e persino la pace con le armi, e farlo con la consapevolezza di essere percepiti come missionari e non come colonizzatori?

Esiste qualcuno che ha capito che in questa apparente contraddizione – il non intervenire militarmente o sostenere militarmente i curdi ma allo stesso tempo considerare i problemi legati alla “Fitna” come problemi anche nostri, di una umanità minacciata da criminali che si considerano musulmani – risiede l’unica soluzione possibile? Che finchè ci si comporta come poliziotti sospettosi ci sarà sempre qualcuno pronto – in misure e modi diversi – a “disobbedire all’autorità” stessa?

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